martedì 9 aprile 2024

La vocazione

 Nella dinamica della chiamata c'è uno sguardo d'amore che dice: Seguimi.


                                     La vocazione che resiste

                                      in un tempo di resa  -

                                      s'abbandona al dono-fiducia

                                      di Colui che ha chiamato!


                                      L'amante dice all'amato :

                                      Vieni e seguimi!


Il momento storico presente si caratterizza per la fine dell'autorità. E' subentrato il regno dell'influenza; ma questo regno è fluido : un influencer muore e ne nasce un altro, in breve tempo si consuma un'influenza che non ha durata. Probabilmente siamo entrati in un'era metafisica. All'apparenza sembrerebbe il contrario, cioè il pravalere del materialismo. Ma è proprio questo che un'epoca metafisica rivela:       lo scontro tra la la fine-il fine del materialismo e dello spiritualismo. 

Una nuova spiritualità è ciò che reclama questo tempo. Libertà, rispetto per la persona e per la sua dignità, creatività e non ripetizione abitudinaria, relazioni autentiche e non formali o burocratiche, iniziative che promuovano l'incontro vero e che aprano un futuro condiviso.

Non si parla più di vocazione in un tempo in cui ognuno sembra il creatore di se stesso e del proprio progetto di vita. Invece, occorre proprio riscoprire l'essere chiamati, ossia l'essere amati. La differenza tra una chiamata da parte umana e un'altra da parte divina è descritta chiaramente nel Primo libro di Samuele cap. 3 :  il giovane Samuele non è chiamato dal sacerdote Eli ma da Dio; la scoperta avviene dopo la terza chiamata. Il che significa che occorre affinare lo spirito per cogliere la vocazione!

                                         don Carmelo Guarini

lunedì 1 aprile 2024

Pasqua di risurrezione

 La risurrezione è pura finzione se non  passa attraverso la morte. Nella vita dello spirito,  il passaggio dalla morte alla vita vera avviene attraverso la crocifissione di tutte quelle abitudini mondane che si sono infiltrate nell'esistenza dei cristiani. 

La visita "alli sibborchi",  giovedì sera,  ha visto una svolta significativa nella chiesa dell'Immacolata a Mesagne : entrata e uscita disciplinata e ordinata, preghiera breve e silenziosa. Una svolta per la qualità della partecipazione e della preghiera. 

Negli anni passati, ma anche quest'anno, in tante chiese la visita "alli sibborchi" è stata contrassegnata dalla distrazione, dalla passeggiata sacra, dalla mancanza di morte e resurrezione.

Allo stesso modo, la processione del venerdì santo è spesso  fatto mondano: spettacolo ed esibizione;  per portare le statue prevale il migliore offerente; quando poi i portatori di staute si fermano ai bar per riempirsi di alcool, allora la misura è  colma.

Anche la Messa di Pasqua rischia di non essere, e  molte volte non lo è stata, un'esperienza di resurrezione e vita nuova secondo il Vangelo. Quando non si fa ogni cosa per amore, quando i rapporti restano burocratici e non divengono sinceri, la resurrezione della persona e della comunità non avviene. Rimane rito vuoto, senza il cambiamento della resurrezione. 

Giovedì santo, nella chiesa dell'Immacolata, un gruppo di donne la preparato il repositorio: hanno fatto un lavoro di squadra, e alla fine il risultato lo si è visto non solo nella bellezza  esteriore, ma anche e soprattutto nella partecipazione silenziosa, ordinata e disciplinata nella preghiera. In fondo l'esteriore rispecchia l'interiore; e l'interiore, a sua volta, quanto più profondamente vive il silenzio, tanto più fa nascere la parola vera, breve, incisiva, che coglie il segno. 

La resurrezione di Gesù Cristo rappresenta l'elemento di rottura, l'imprevedibile dell'evoluzione naturale e deterministica della natura, della vita e dell'umanità. Lo spirito manifesta la sua forza e la sia energia proprio nella dichiarazione che le guerre, la povertà e la fame (mentre tanti ricchi gozzovigliano) sono troppo determinate dal passato, dall'abitudine, dal mondo di ieri. La resurrezione dell'umanità è in una fraternità più grande, in una più trasparente essenzialità.  La resurrezione inizia da un sacrificio e da una morte di uno e di pochi, poi può diventare resurrezione di un popolo.  Così è successo a Casal di Principe: don Peppe Diana, poteva starsene tranquillo altrove, invece di tornare al suo paese nativo, che sapeva inquinato dalla criminalità (i boss dei clan che vivevano nei sottorranei come topi di fogna).  Il sacrificio della sua vita, la sua morte è servita per far risorgere il paese. La resurrezione non si ferma!

                                             don Carmelo Guarini

mercoledì 27 marzo 2024

L'abbandono del venerdì santo

 L'evento dominante che Gesù Signore ha voluto lasciare del giovedì santo è "l'amore reciproco": "Non vi chiamo servi, ma amici."

L'evento dominante del venerdì santo è l'abbandono in croce.  La pace vera con Dio e con tutti gli esseri umani è portare la croce, la propria e quella di altri che non ce la fanno a sopportarla.

In due strofe padre David Maria Turoldo accostava la figura del profeta Geremia a Gesù Signore, egli stesso Dio, abbandonato da Dio e dagli esseri umani.

                                   "Tu, Geremia, il profeta più solo,

                                     sei dell'autentica Chiesa la voce :

                                      annuncio come nessuno di Cristo,

                                      di quanti oggi puoi esser figura?"

Ma la testimonianza di Gesù Signore non è folklore, non è spettacolo, non è esibizionismo.  La sua testimonianza è coinvolgimento nel patire e compatire. Soltanto da questa comunione può nascere la comunità.

                                    "Lottare soli, per sempre, da soli;

                                       lottare ancora, e ieri e domani :

                                       questo peccato che tutti avvelena,

                                        e il male immenso che irrompe e dilaga."

Il peccato che dilaga è la guerra : per avidità, per dominare e opprimere.   La grazia sarebbe il rispetto della libertà di ogni essere umano e di ogni popolo : lasciare ad ognuno lo slancio creativo, quello che crea armonia, fraternità, aiuto reciproco. Dare un senso al soffrire, edificando l'Homo patiens nel post-moderno: proprio questo avvicina l'esperienza del giovedì santo  e del venerdì santo. L'abbandono e l'amore reciproco : il dono testamentario di Gesù Signore, vero Dio e vero uomo. 

                                                       don Carmelo Guarini


lunedì 25 marzo 2024

L'amore reciproco

 Il comandamento nuovo è l'amore reciproco.  Molti battezzati non lo sanno (ignoranza non scusabile), ma è ciò che Gesù ha lasciato come testamento ai discepoli : non si può sperimentare la comunione e  la comunità  se non si vive l'amore reciproco.

David Maria Turoldo  diceva in poesia come si giunge all'amore reciproco, partendo dalla Parola che si fa servizio al prossimo.

                             LA PAROLA CHE LIBERA

                                                               Omaggio a Papa Giovanni

"Non v'è assemblea che tu benedica

ove qualcuno escluda qualcuno,

e se non apre le braccia sul mondo

come le braccia di Cristo dal monte".

"Piuttosto come Francesco chiediamo

che "sine glossa" sia legge ai fedeli:

perchè i poveri attendono ancora

che sia la Chiesa a credere, almeno."

Meno retorica nelle parole, meno astrattismo intellettualistico, meno confusione nei ragionamenti, meno folklore nelle cerimonie.  Più sostanza in ciò che si dice di credere, più fiducia nella parola di Gesù Cristo piuttosto che nel dio-denaro, più qualità nell'istruzione cristiana. Basta con la confusione: conservatori e progressisti sono categorie politiche. Gesù Signore ha parlato di amore reciproco.  Non si giustifica la propria mediocrità nascondendosi dietro un politichese becero. Il Concilio ha ricordato il primato della Parola a tutti i fedeli, anche ai vescovi.  La collegialità episcopale non è un fatto giuridico, è aderire al comando del Signore Gesù!

                                             don Carmelo Guarini



sabato 23 marzo 2024

Fraternità e paternità

 Parlare di fraternità senza il riconoscimento della paternità può rivelarsi un gioco di prestigio, una ludopatia.  

Il racconto biblico rivela che il comportamento nasce da una decisione del cuore.

  Il delitto di Caino nei confronti di Abele è emblematico: ciò che precede il delitto è la ribellione al comando di Dio. Se Caino avesse rispettato il comandamento "Amerai il Signore Dio tuo" (che è il primo e il  più grande comandamento), avrebbe praticato anche l'altro, ossia "non uccidere".  In Caino la gelosia che provoca il delitto viene dopo la decisione di Caino di non ascoltare la voce di Dio e di fare affidamento su una voce distorta della propria coscienza.

E' ancora la paternità a salvare la fraternità.  Quando Dio comanda "nessuno tocchi Caino", ossia proibisce la vendetta ed avoca a sè il diritto di giudicare, offre a Caino la possibilità di riparare il male compiuto, ossia  l'assassinio del fratello. Adesso Caino può riparare il male compiuto riconoscendo che il comportamento di Abele è stato più corretto del suo.  Caino dovrà ammettere di fronte a tutti che si è lasciato guidare dalla gelosia e dall'avidità. Dio gli offre l'opportunità di un cambiamento reale, ma occorre che Caino paghi un prezzo per gli sbagli commessi.

Fraternità e paternità sono due realtà strettamente intrecciate.

Occorre saper vedere e capire quello che accade:  i delitti e la violenza aumentano non a caso; se manca l'obbedienza al comando divino, allora aumentano le guerre, i delitti.  Il sangue sparso del fratello grida sino a Dio al punto da  farsi udire dagli altri fratelli.   Quel sangue sparso dice che non ci si riconosce più fratelli. Anzi, appare con chiarezza che il fratello è divenuto il nemico. Se Dio non intervenisse per dire il suo amore verso tutti i suoi figli, i fratelli rimarrebbero nemici e non potrebbero più riconoscersi come fratelli.

Un'etica universale non ha fondamento. La morale si fonda sul comandamento divino.

L'imperativo categorico di Kant si è dimostrato illusorio: nessuno è disposto a rinunciare alla propria idea. Vi rinuncia soltanto colui che obbedisce non ad un'idea ma ad una realtà più grande, l'amore di Dio nel quale si trova strettamente unito l'amore di ogni persona umana. La fede è molto più della ragione, non è qualcosa di meno!

                                              don Carmelo Guarini

lunedì 18 marzo 2024

Il rischio

 Chi ha il potere, o meglio, colui che pensa  il potere al di sopra di tutto, non serve. Vuol dire che serve il potere, ma non serve nè se stesso, nè gli altri, nè Dio!

Colui che rischia, si mette in cammino e non rimane fermo sulle sicurezze. Mettersi in un cammino di comunione ( WEGGEMEINSCHAFT), diceva il vescovo teologo Klaus Hemmerle, significa puntare sull'incommensurabile della persona e della relazione.

Questa poesia di Thomas Merton parla di fame (quaresima) ,  guerra  e prigionia  ....................

                              Quaresima in un anno di guerra

Uno di voi è maggiore, fatto di corda e pelle di gatto,


Non pensa mai che i suoi occhi possano prender vita

per infilare la cruna della fame in un bicchiere d'acqua.


Uno di voi è il Pupazzo di cartone

e non lancerà la sua voce di sentinella,

a spirale, su per gli oscuri meandri del vento

ove si perde l'urlo del prigioniero.

.....................................................................................

Così, nella sera dei loro innocenti delitti,

il Pupazzo e il Maggiore, spiando le stelle in attesa di un segno,

vedono l'orizzonte da nord a sud spartirsi come una corda.


L'artista è una sentinella : grida al popolo addormentato che l'alba è vicina; grida al popolo di non farsi gregario del dittatore sanguinario; grida al popolo che non può esserci comunità vera e relazione autentica se non c'è libertà!  L'artista rischia la vita per un amore più grande di una vita banale!

La fame, la prigionia, la guerra dicono che il distacco da ciò che non è essenziale ridona la vita, la vita in un cammino di comunione.

                                            don Carmelo Guarini